Ricordi di un Angioletto Speciale

ASSOCIAZIONE ITALIANA FAMILIARI E VITTIME DELLE STRADA

Cosa vuol dire essere genitori ?

Genitore vuol dire amare, vuol dire formare, vuol dire amare una persona e con lei formare una cosa sola che si chiama Famiglia, da queste due unioni se si vuole trovare un riscontro, un qualcosa che unisca per sempre questo grande amore, ed è la nascita di un figlio. Nella famiglia c’è la consapevolezza che l’unità familiare, in quanto tale, si spezzerà col tempo: i bambini cresceranno ed andranno via, i genitori invecchieranno e moriranno. In una situazione ideale, i membri della famiglia si rendono conto che le relazioni sono temporanee. Ma poi ci sono degli imprevisti che possono sconvolgere questi eventi naturali. Un incidente può cambiare la vita, ma può distruggerla anche a chi ti sta vicino, una morte violenta produce un dolore inconsolabile, ma comportare una rivoluzione del quotidiano, dello stile di vita, anche per chi non l’ha materialmente subito. Cambiano le abitudini, l’organizzazione della giornata, la concezione dell’esistenza stessa: passano in secondo piano cose un tempo importanti e le priorità si sconvolgono. Un figlio in carrozzella, il coniuge non è più autosufficiente, la persona cara che scompare, non sono solo un dolore e commiserazione; è la vita dei familiari che cambia irreversibilmente. Un incidente insomma ti travolge, ti segna per sempre, anche se tu sulla strada non c’eri. Perché non vi siano più banchi vuoti, né telefonate nella notte, né corse disperate verso un sorriso spento, occorrono due rare qualità: solidarietà ed intelligenza, perché la posta in gioco è la vita… Il nostro futuro è che la strage stradale non continui a minacciare la nostra vita e quella dei nostri cari, dipende soltanto da noi, studenti, cittadini, politici, giornalisti, poveri e ricchi, maschi e femmine, giovani o anziani, tutti uguali a rischio costante, tutti ugualmente responsabili. Ricordiamoci sempre che la vita è un grande valore, sta a noi prenderci cura della nostra vita, di amarla. E’ questo il primo comandamento per costruire la sicurezza: amare la vita, riconoscersi servitori di essa e non padroni.

Quando sulla strada avviene un incidente grave o mortale, raramente si pensa alle conseguenze che esso provoca sui parenti e sui familiari delle vittime. Sì tuttalpiù un pietoso commento sull’accaduto con le classiche espressioni: poveretto è morto… poveretto si è rotto le gambe… E ciascuno riprende la propria strada, senza nemmeno fermarsi per un immediato intervento, tanto ci sono altri che lo faranno; io non ho tempo, sono di fretta. Intorno a quel corpo straziato, spesso coperto da un lenzuolo bianco, si notano la figura del vigile o del poliziotto, il medico affranto e qualche passante curioso. Effettuati i rilievi di rito, si libera la strada dall’ingombrante ostacolo ed il traffico riprende. In tutta questa tragica vicenda, raramente sono presenti i parenti più stretti che, nel frattempo, avvertiti dalla polizia o da convulse telefonate di amici, si recano sul luogo del sinistro ormai sgombro. Corrono allora all’ospedale o all’obitorio. E qui si verifica il secondo incidente, grave quanto il primo, le cui conseguenze si protraggono nel tempo; i suoi protagonisti sono i parenti. Si tratta di un incidente che colpisce nel profondo dell’animo, mamma, papà, i fratelli, la moglie e i figli, la fidanzata, gli amici … un trauma di enorme gravità li colpisce tanto profondamente che resteranno segnati per tutta la vita. In quell’istante, nasce e si concretizza il problema della solitudine dei familiari delle vittime della strada. Esaminiamo le prime reazioni che si verificano in un parente delle vittime d’incidenti stradali. Per prima cosa, esso si isola, poi si disinteressa del lavoro o non trova più la necessaria concentrazione per impegnarsi come prima dell’evento: si assenta dalla scuola, dall’ufficio, dal cantiere, dal negozio … comincia a frequentare l’ospedale e il cimitero. E in tutto questo lungo itinerario è sempre più solo. La mamma, in un giorno, invecchia di un secolo, ripassa tra le mani gli oggetti e gli indumenti del figlio, accarezza ed annusa le sue camicie per sentirne ancora il profumo. Fa senza nulla fare, pensa senza nulla pensare, parla senza nulla dire; non riesce neppure a pregare: le ginocchia si piegano sotto un peso di illimitata dimensione. E’ il vuoto totale, un germe deleterio si insinua: ti corrode il corpo, ti corrode l’animo. La malattia della solitudine ormai ti ha sconvolto lo spirito, lo sta disintegrando. Non c’è una medicina o un medico, non c’è un antidoto che possa fermare il rapido processo di decomposizione della psiche. Quando poi la metastasi ha contaminato le intime fibre dell’animo e si è ormai al collasso totale, allora possono succedere le cose più strane: o l’esplosione della disperazione contro Dio, gli uomini, la natura, la sorte, il destino; o lo stato dell’acquiescenza e dell’indifferenza; o l’illuminazione attraverso la fede per una vita più intesa, più forte.

Vogliamo riportare a tutta la cittadinanza ed alle Cariche Istituzionali che ci governano il telegramma di saluto con il messaggio del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II del 18 Febbraio 2005, in occasione del primo convegno nazionale su “Strada, sicurezza, giustizia e dignità” a Treviso per riflettere su drammi causati da incidenti automobilistici. Il Sommo Pontefice attraverso il Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano, rivolge il beneaugurato saluto ai relatori ed ai convenuti e, auspica che “non ci si rassegni mai a considerare l’elevato numero di vittime della strada come un fatale ed inevitabile pedaggio al progresso”, formula voti affinché l’incontro “contribuisca ad incrementare iniziative in favore del rispetto del fondamentale valore della vita umana, alla luce degli eterni valori inscritti da Dio in ogni persona, accompagnando tali sentimenti con propiziatrice Benedizione Apostolica”.

Penso che la forza della mia nuova vitalità oggi la debba mettere a servizio di altri nell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.

Responsabile provinciale
Roberto Merli
www.vittimestrada.org